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Da una farmacia a un impero, la ricetta di Ornella Barra per crescere e diventare globali

Avendo lavorato per Lei all’inizio della mia carriera, non potevo non condividere questo discorso di Ornalla Barra, Co-Chief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance… buona lettura!

Dalla Liguria al mondo, da 8 dipendenti a oltre 400 mila. Da due realtà locali a una globale che conta 13.200 store in 25 Paesi, Walgreens Boots Alliance. In mezzo, oltre 30 anni e 1.500 tra fusioni e acquisizioni firmate. E’ la parabola di Ornella Barra e Stefano Pessina, oggi ai vertici del colosso mondiale delle farmacie. Una storia di “convergenze fra imprese con gli stessi valori e tradizioni nel settore healthcare”.

Dietro al successo di questa avventura “c’è stata sempre un’idea di partnership. Sequenze simili: la volontà di creare valore dalle sinergie e da nuove idee, di accelerare la crescita e di preparare la fase successiva. Pessina l’architetto, io il motore. Lui in prima linea nei deal, nelle acquisizioni e nelle trasformazioni. Io nello sviluppo del valore, nel trovare la migliore sinergia”. Si racconta così Ornella Barra, Co-Chief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance, durante il suo intervento oggi a Milano alla presentazione del nuovo settimanale ‘L’Economia’ del Corriere della Sera. “Genovese, farmacista nel Dna per sempre, indipendente sin da giovane”. In un’evoluzione simile “non so se esiste una formula segreta – riflette la super manager partita da una farmacia di Chiavari – Sicuramente il coraggio, più della fortuna, è fondamentale”.

Lo stesso avuto per esempio quando “subito dopo la fusione Alliance Boots, siamo usciti dalla Borsa di Londra e siamo diventati privati – racconta – Ci siamo indebitati molto per essere più snelli e per crescere più rapidamente, mantenendo sempre le regole della Borsa perché sapevamo che saremmo ritornati. Era il 2008. Il nostro coraggio è stato uscire, la fortuna averlo fatto 6 mesi prima della grande crisi. Senza coraggio e buonsenso è difficile andare lontano. Senza la passione e la voglia di creare qualcosa per sé e per gli altri”.

L’IMPATTO DI BREXIT – Con la sua visione globale, Barra può dire che “la Brexit ha sorpreso tutti, tranne chi viveva in Inghilterra e parlava con le persone comuni. Non so cosa succederà, se nel lungo periodo ci sarà realmente un’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, ma è certo che l’impatto ci sarà e sarà forte”. Questo “è un periodo di transizione – osserva la super manager italiana – e creerà grandi problemi. Avrà un impatto economico, destabilizzerà le imprese che si chiedono se investire in Uk, se quotarsi in borsa a Londra. L’incertezza è una delle cose peggiori se si vuole facilitare l’economia. E’ difficile fare una previsione, ma qualsiasi cosa accadrà se ci sarà un’uscita, l’impatto sarà forte e avrà creato un danno alle persone, alle aziende e all’economia, in Uk e in Europa”.

Visto da un gigante globale, lo scenario cambia un po’: scegliendo di percorrere la via della fusione con l’americana Walgreens nel 2014, spiega, “abbiamo avuto il coraggio di rimetterci in discussione, di trovarci con altre persone e con un’altra cultura e di ricreare un’azienda. Ora possiamo avere una distanza e una serenità diversa verso” quello che accade in Gb. “Oggi una parte preponderante del fatturato viene dagli Usa e vediamo la Brexit in modo diverso”.

LE ACQUISIZIONI – In tutti i passaggi affrontati, sottolinea Barra, “abbiamo avuto regole ferree. Nelle acquisizioni abbiamo rispettato alcuni punti cardine per noi: il giusto prezzo, perché pagare troppo distrugge valore fin dall’inizio; il partner giusto; il momento giusto, mai spinti solo dalla voglia di crescita o per risolvere grandi problemi finanziari”. Così oggi il gruppo “è fra i principali datori di lavoro, con oltre 400 mila dipendenti – elenca Barra – Nei 25 Paesi in cui siamo presenti abbiamo 25 punti di riferimento dove si studiano nuove idee e partnership con attori locali. La nostra idea è creare valore per gli azionisti e mantenere un forte cash flow per affrontare investimenti”. Altre parole chiave sono “unità, innovazione e dedizione, agilità per portare risultati per tutti gli stakholder e non solo noi stessi”. E ancora, “una cultura comune nel business ma rispettando le dinamiche locali, programmazione e idee chiare. E la certezza che le risorse umane sono il vero motore dell’azienda. E’ facile trovare soldi e idee – conclude – più difficile trovare persone coinvolte e orgogliose della propria azienda”.

INVESTIRE IN ITALIA – Sorride, Barra, alla domanda su un’eventuale intenzione di investire in Italia, quando e se sarà approvato un provvedimento sulle liberalizzazioni. Sul quale, precisa, “non ho nulla da dire, sono due anni che deve passare. Quando ci sarà il via libera, decideremo cosa fare. E’ anche una questione di tempo: due anni fa eravamo disponibili, non solo economicamente ma anche sul fronte delle risorse umane” e di altri fattori. Nel frattempo, però, “abbiamo comprato 4.500 farmacie in Usa e siamo in attesa del parere dell’Antritrust, 1.200 in Messico, altre centinaia in Brasile, in Russia abbiamo un accordo per oltre 2.000. Se mai arriverà” un provvedimento sulle liberalizzazioni in Italia, “vedremo se l’azienda è ancora disponibile a svilupparsi in Italia e a creare valore qui”.

IL FUTURO DELLA FARMACIA – Quanto all’evoluzione della farmacia, Barra si dice convinta che “non ci sarà una farmacia del futuro”, un modello unico, perché “deve adattarsi alle esigenze locali”. E per spiegare la sua visione ricorre a un esempio che riguarda proprio un’esperienza legata alla sua attività. “Il business di Boots – un’icona in Inghilterra – in Thailandia inizialmente non andava bene. Quando sono andata a vedere, ho capito perché non aveva successo. Era stato trasferito il modello inglese lì, dove vogliono invece colori” e uno stile diverso. “Abbiamo ascoltato il consiglio e ora siamo la prima catena con Boots. Ci sono tanti modelli, vanno adattati ai consumatori locali. Certamente, però, nel futuro della farmacia ci sarà un ruolo centrale, sarà fulcro della salute”.

Un luogo dove la tecnologia è una carta su cui investire, ma “senza togliere valore al contatto umano”, precisa Barra. “Noi investiamo su questo fronte, abbiamo una funzione dedicata – un gruppo di giovani che cercano soluzioni innovative e start up – seguiamo una logica finanziaria. Ma il valore al contatto umano non va tolto. Negli Usa, per esempio, la ricetta elettronica ha raggiunto il 20%, i pazienti però vengono a ritirare il prodotto, hanno bisogno del contatto. Mentre il sistema medico diventa più distante, la farmacia con la possibilità di un accesso subito avrà un ruolo sempre più importante. I farmacisti devono essere proattivi, non aspettare”.

“E’ una mia opinione personale – aggiunge – ma non credo che in questo settore” il canale “Internet avrà sviluppo. L’impatto del digitale sarà importante sui servizi, si deve investire in servizi che aiutano il paziente attraverso il digitale. Per esempio in realtà come Norvegia, America, Gb abbiamo lanciato un servizio di analisi dei nei. Si va da un farmacista specializzato che fa l’analisi e poi si riceve su pc o tablet una risposta in tempi brevi, con l’indicazione se è necessario o meno rivolgersi a uno specialista. Lo stesso vale per l’esame della gola, che consente anche un risparmio al governo, per esempio evitando che una persona con mal di gola ricorra a un antibiotico senza bisogno effettivo. La logica è collaborare e dare un supporto per un servizio migliore al paziente”.

Fonte: ADN Kronos

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