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Diabete: solo il 10% degli italiani usa tecnologie intelligenti

“L’utilizzo di tecnologie avanzate per la gestione del diabete insulino-dipendente è inferiore in Italia rispetto alla media europea, già di per sé inferiore alla media statunitense. Nel nostro Paese, infatti, solo il 10% delle oltre 250.000 persone con diabete di tipo 1 ricorre a microinfusori di insulina (senza sensore integrato), contro una media Ue del 20% e una americana che sale al 40%. Sarebbe auspicabile un maggior impiego di risorse in questo senso, che rappresenterebbe un investimento con risultati che si vedrebbero nel breve, medio e lungo termine”. A
evidenziarlo Luigi Morgese, direttore Divisione Diabete di Medtronic Italia, oggi a Roma in occasione dell’incontro ‘Meet the Scientist. La rivoluzione tecnologica nel diabete’, organizzato da Medtronic Italia.

Percentuali che, ha ricordato Morgese, “si abbassano ulteriormente se guardiamo all’utilizzo del sistema integrato microinfusore-sensore per il controllo glicemico in continuo. Eppure, il Piano sulla malattia diabetica licenziato dal ministero della Salute qualche anno fa recita che l’impatto sociale ed economico della malattia impone la ricerca di percorsi organizzativi in grado di minimizzare l’incidenza degli eventi acuti e delle complicanze invalidanti che comportano costi elevatissimi, diretti e indiretti”.

“Le tecnologie intelligenti applicate al diabete – spiega ancora Morgese – si integrano in questi percorsi e migliorano la gestione della terapia insulinica, prevengono le ipoglicemie, riducendo gli episodi, spesso notturni, del 75%. In Italia mondo clinico, pazienti, industria e istituzioni devono abbattere le barriere che riducono e limitano la conoscenza delle terapie disponibili. Stimiamo che la tecnologia intelligente rappresenti oggi in Italia solo il 5 per mille della spesa per il diabete. Ma la sua adozione può contribuire a migliorare, in appropriatezza, la vita di molte persone e la gestione dei percorsi di cura, riducendo complicanze e migliorando esiti e costi”.

Anche secondo Claudio Tubili, responsabile della Diabetologia dell’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma, “oggi l’accesso a questi sistemi risulta a macchia di leopardo, con Regioni, come il Lazio, che sono state più lungimiranti e hanno lasciato spazio all’innovazione tecnologica, con accesso gratuito ai dispositivi. E’
auspicabile che tutti i pazienti possano avere la possibilità di utilizzarli con la stessa facilità: bambini, adulti e anche anziani”.

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