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Medicina: sclerosi multipla, diagnosi prima dei 40 anni per 3 pazienti su 4

Non è una malattia che colpisce le persone anziane. Anzi, quasi tre quarti (74%) degli italiani con diagnosi di sclerosi multipla hanno tra i 20 e i 40 anni: la percentuale più alta per questa fascia di età rispetto a tutti gli altri Paesi coinvolti nell’indagine. Lo rileva un sondaggio condotto in Italia tra persone che convivono con la sclerosi multipla e popolazione generale, commissionato da Novartis. Il risultato mette in evidenza la necessità di offrire servizi, supporto e altre risorse ai pazienti che, a causa della giovane età, stanno prendendo atto della diagnosi in un periodo della loro vita caratterizzato da importanti decisioni professionali e progetti per il futuro.

Il sondaggio è stato condotto online tra 90 persone con sclerosi multipla e 910 individui della popolazione generale. “Il tempo è un fattore critico nella sclerosi multipla, e questi risultati dimostrano quanto i pazienti italiani siano giovani al momento della diagnosi e abbiano quindi bisogno di assumere il controllo della loro malattia il più presto possibile. Eppure, è allarmante osservare come i risultati indicano che solo un quarto (26%) dei pazienti italiani discute le proprie preoccupazioni sulla salute a lungo termine con il medico curante o lo specialista in modo regolare e continuo”, ha dichiarato Danny Bar Zohar, Chief Scientific Officer di Novartis Farma Italia. I pazienti dovrebbero parlare con i propri medici “per cercare sostegno e un trattamento atti a esercitare un impatto positivo sugli aspetti critici della malattia, allo scopo di mantenersi in buona salute nel corso del tempo”.

Quasi la metà (48%) della popolazione generale non è a conoscenza del fatto che la maggior parte dei pazienti con sclerosi multipla venga diagnosticata tra i 20 e i 40 anni. Inoltre, il 41% crede che le persone con questa diagnosi non siano in grado di lavorare o di mantenere il lavoro.

In realtà, quasi la metà (47%) delle persone con sclerosi multipla intervistate è attualmente impiegata a tempo pieno, nonostante sia venuta a conoscenza della propria malattia da circa 8 anni, in media. Il 50%, poi, ritiene che un trattamento che protegge la salute cerebrale sia la cosa più importante. Il mantenimento della salute del cervello è di vitale importanza, poiché il suo deterioramento ha conseguenze negative sia sulle capacità cognitive sia sulla mobilità fisica, elementi che possono influenzare la capacità di un individuo di lavorare, nonché altri aspetti critici della vita quotidiana.

Tuttavia solo il 17% dei pazienti italiani è consapevole del fatto che la sclerosi multipla provoca la perdita di tessuto cerebrale. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che i pazienti tendono a preoccuparsi maggiormente delle manifestazioni fisiche della malattia e non sanno che queste sono la conseguenza dei danni causati proprio al cervello. Un trattamento efficace nelle fasi precoci è importante per evitare danni permanenti e perdita di cellule nervose cerebrali, che possono verificarsi persino prima della comparsa di alcuni sintomi.

“Ci impegniamo a lavorare – ha aggiunto Bar Zohar – per permettere alle persone con sclerosi multipla di prendere decisioni terapeutiche consapevoli, in collaborazione con il loro medico. I pazienti dovrebbero prestare attenzione ai primi segnali dell’attività della malattia che suggeriscono una risposta inadeguata al loro attuale trattamento. Questo permetterebbe l’identificazione della giusta terapia, per dar loro una migliore opportunità di fare ciò che amano maggiormente nella loro vita quotidiana”.

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